A Zsuzsa
una solitudine incompiuta è terminata,
sto accovacciato dietro i negativi del tuo amore
severo – nel meriggio dei cicloni –
l’estate s’arretra le grandinate ti rendono
innocua in ogni tuo movimento
racconterò ancor’
gli ultimi miti
stamburata mattutina
mi pesa l’ordine adesso
è vana la tua seduta nel cratere lunare del silenzio
invano osservi le mie ferite circense sui polsi
la paura non esiste oramai soltanto
i miei ricordi che si son scatenati tutti –
sei andata via portando con te i musicisti della notte
nella penombra grande contesa si prepara –
testa stordita sui binari si posa –
per quando giungi il gotico sarà asceso al cielo
sulle città bruciate volteggeranno
i tuoi uccelli d’oro
ho atteso troppo a lungo la nevicata
inutile la mia conoscenza sui principi dell’elettricità
della tua risata costruisco aeroplanini di carta
li abbandono al vento alla morte delle mie pulsazioni
nei becchi delle colombe il fato ne terra ne ramoscello d'ulivo
tacciono
aspettano finché
attraverso i pori si dissangua il tempo.