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Pascoli, Giovanni: Il cane notturno

Pascoli, Giovanni portréja

Il cane notturno (Olasz)

Nell’alta notte sento tra i queruli

trilli di grilli, sento tra il murmure

piovoso del Serchio che in piena

trascorre nell’ombra serena,

 

là nell’oscura valle dov’errano

sole, da niuno viste, le lucciole,

sonare da fratte lontane

velato il latrato d’un cane.

 

Chi là, passando tardo per tacite

strade, fra nere siepi di bussolo,

con l’eco dei passi, in un’aia

destava quel cane, che abbaia?

 

Parte? ritorna? Lagrima? dubita?

ha in cuor parole chiuse che batton

col suono d’alterno oriuolo?

ha un’ombra, ch’è sola con solo?

 

Va! Va! gli dice la voce vigile

sonando irosa di tra le tenebre.

Traspare dagli alberi folti

la casa, che sembra che ascolti…


come tra il sonno, chiuse le palpebre

sue grandi… L’uomo dorme, ed un memore

suo braccio, sul letto di foglie,

sta presso la florida moglie.


E dorme nella zana di vetrici

la bimba, e gli altri piccoli dormono.

S’inseguono al buio con ali

di mosche i loro aliti uguali.

 

Uguali uguali, passano tornano

con ronzìo lieve, dentro le tenebre

cercandosi: e l’anime ancora,

si cercano, sino all’aurora,

 

per le ignorate lunghe viottole

del sonno; e al fine si ricongiungono;

e scoppia sul fare del giorno

l’allegro vocìo del ritorno.



FeltöltőAngyal Leó
KiadóArnoldo Mondadori
Az idézet forrásahttp://www.classicitaliani.it/pascoli/pascoli_odi_inni.htm
Megjelenés ideje

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