Sonetto 114. (Giunto è già ‘l corso della vita mia) (Olasz)
Giunto è già ‘l corso della vita mia Con tempestoso mar per fragil barca Al comun porto, ov’ a render si varca Giusta ragion d’ogni opra trista e pia:
Onde l’affettuosa fantasia, Che l’arte si fece idolo e monarca, Conosco ben quant’ era d’error carca; Ch’ errore è ciò che l’uom quaggiù desia.
I pensier miei, già de’ mie’ danni lieti, Che fian or, s’ a due morti m’avvicino? L’una m’ è certa, e l’altra mi minaccia;
Nè pinger nè scolpir fia più che queti L’anima volta a quell’ amor divino, Ch’ aperse a prender noi in croce le braccia. Kiadó | Budapest, Magvető Kiadó |
Az idézet forrása | Szerb Antal: Száz vers. Negyedik kiadás. 142. p. |
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GIUNTO È GIÀ 'L CORSO ... (Olasz)
Giunto è già 'l corso della vita mia, con tempestoso mar, per fragil barca, al comun porto, ov'a render si varca conto e ragion d'ogni opra trista e pia.
Onde l'affettuosa fantasia che l'arte mi fece idol e monarca conosco or ben com'era d'error carca e quel c'a mal suo grado ogn'uom desia.
Gli amorosi pensier, già vani e lieti, che fien or, s'a duo morte m'avvicino? D'una so 'l certo, e l'altra mi minaccia.
Né pinger né scolpir fie più che quieti l'anima, volta a quell'amor divino c'aperse, a prender noi, 'n croce le braccia.
Az idézet forrása | http://www.csatolna.hu/hu/szepek/versverseny/ma.html |
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