Quanto largo l’oceano
per colui, che a casa pensa –
ma quanto è breve la via per la cattiva notizia.
Mille volte sventurato, colui
che per le difficoltà quasi – quasi sragiona.
Povero te, straniero fino al midollo –:
l’uomo qui è un robot organico –
prova ad amarlo – altro non ti resta da fare –
magari non con un amore a peso d’oro.
Dove sei capitato
dove sei capitato
dal nevaio arcobaleno
dal nevaio arcobaleno
sul rogo sei finito
cenere sei diventato
come la sposa preziosa
del buon Ràduj Pèter
Marinca in Romania
Margitka in Ungheria
la sposa preziosa
del buon Ràduj Pèter
Marinca in Romania
Margitka in Ungheria.
Ohimè, Iddio santo, questo mondo,
per alcuni è stretto per altri è largo,
ohimè, come stretto il mondo,
ti penetra fino all’osso, ti spacca il midollo,
come si dilata il mondo, quando
un tempo migliore sta attraversando.
L’uomo è una bestia laboriosa
solo cosi sopporta sé stesso,
sarà ancora conveniente
questo mondo pianificato,
tutto ha un motivo,
una finalità
e pure qualche utilità,
il tracciato del futuro
si cela nelle rughe del viso
per uno che sotto terra finisce
l’altro fino le stelle cresce –
- Comporre? E’ possibile ancora?
Intanto l’uomo lavora.
Ragazze di Kőrösfő
rumeni di Màrmoros
arabi dalle tende del deserto
turchi che tirano a campare nelle capanne:
il canto è vecchio
eppure sempre nuovo: cosi è eterno –
parlano tutti la stessa lingua
in ungherese, in rumeno
chi altro potrebbe capire
se no il professor Bartòk?!
“Non gettate le perle davanti ai porci,
perché non le calpestino sotto i piedi,
e poi si voltino per sbranarvi “
(Mateo: 7 : 6 )
In vestito da sera – in marsina
Signori – Signore, signore – signori,
la lacca sul coperchio del piano
è più bella del suono dello stesso,
pianeti di diamanti volteggiano
valzer della tiritera -
- adatto all’ orecchio nudo,
dannato di un strumento.
Omino piccolo, sai raccontar
panzane che sembrano vere,
credere alle falsità belle?
Ne hai la forza di svuotare,
fino al’ultima goccia tutti i bicchieri?
Con chi te la prendi
se a dormir non ci riesci?
E anche colpa tua,
se sei angariato.
Puoi strillare garrulo, come il jazz,
puoi far squittire gli archi,
puoi battere il ritmo
sincopato dell’infinito.
Possono degli accordi di luce
frizzare’sotto le dita –
a che pro, per i duri d’orecchio!
Sputaci addosso – altrimenti non va.
Ma nessuno te lo proibisce
talvolta provar del dolore atroce.
Ti duole la Patria che ti ha rinnegato.
Ti duole la Patria, la rinnegata.
Colui che vive, dalla morte in morte fugge,
è una via, la via, che non esiste?
Dove il sangue abbonda, ne ha poco spazio la vita,
e dove Dio abbonda, c’è poco spazio per l’uomo.
Chi dal destino alla vita è designato:
brucerà nella speranza fino la tomba.
Chi dal destino alla perdizione è condannato:
viene dall’impossibilità mortificato.
Anche il denaro è un pensiero, finché libero ti rende,
il silenzio lo è altrettanto, se vien a mancare.
Non ti ingannare che capisci tutto,
alla fine l’anima ti rimbrotta:
non ti conosce per uno, che per
un pezzetto di libertà si umilia.
Perché l’anima, l’anima, l’anima
non si vergogna a gioir’per nonnulla –
è una tale felicità, perfino
a fare amicizia a Mount Vernon, con un gattino.
Marinka, Margitka
cinerario della purezza
tra le labbra tue spunta la rosa
la zolla pesta la mano tua,
sposa preziosa
del buon Raduj Pèter
Marinka, Margitka
cinerario della purezza.
L’odio è lontano, ma lo è anche l’amore –
si troverà mai, chi dal West Side Hospital
ti accompagnerà fino al non ritorno?
Nessun dolor è misurabile con un’altro,
comprenderanno, quanto valsa la pena,
pronunciare l’enorme amarezza, in modo,
che anche l’essere più insignificante possa capire?
Oi, Iddio santo, questo mondo
per alcuni è stretto, per altri è largo
oi, com’è stretto il mondo
ti penetra fino all’osso, ti spacca il midollo,
come si dilata il mondo , quando
un tempo migliore sta attraversando.
Sentire
come la Terra cigolando gira
destarsi fa male
da qualche parte guaisce un animale –
percepire
gli ultrasuoni dell’anima,
prendere a calci i confini della realtà,
per poter aspirare sempre di più
dall’aria delle possibilità -
e non dimenticare frattempo,
che la smemoratezza è la morte del futuro.
Dolore scolpito nel legno,
l’odio inciso nella pietra,
allegro – barbaro – il presente,
un sogno polifonico, oh, futuro
suona sino la fine
sulle corde della determinazione,
dalla cognizione fino la rivelazione!
Suona sino la fine
dal finito all’infinito,
consapevole, ragionevole incanto:-
solo l’infinito è quello vero,
tutto il finito è solo opportunismo.
Fuoco - l’acqua - terra – cielo,
hanno ucciso Basa Pesta
erba – fumo – verde – blu
fuoco - l’acqua – terra – cielo
hanno ucciso Basa Pesta
fuoco – l’acqua – terra – cielo
erba – fumo – verde – blu
richiamo alla fedeltà –
la natura si organizza in musica
ascoltate i suoi suoni
( canticchia un tal’ con gli occhi marroni -
qui solo il signor Bartòk,
un Europeo tra gli Americani
attinente degli elementi tra i grattacieli.)
La ragione percorre il mondo, sui nervi
dalle lacrime inzuppate e dal lamento martellato,
ahimè
dalle voci immortali della vita effimera,
nel decadimento dei globuli rossi, ragiona la morte.
Ne hai il diritto per condannare
- vivi dentro e tramite esso –
il presente
perché nel suo tormento, crea nozioni fugaci?
Chi crea, indietro non sa tornar –
quando tutte le vesti gli staranno strette,
sulla riva dell’infinito tremerà ignudo,
finché dietro di lui, tutto il mondo si allinea.
Il pensiero, infine spacca ogni forma di vane speranze,
strada piena di tribolazioni verso la semplificazione.
Strada lunga e tribolata, dalla dimostrazione
fino la rivelazione, dalla giustificazione fino l’assiomatica,
travagliata lunga strada, perché:
è la vita.
E la vita è la conferma.
Gli assiomi possono esser la vergogna della logica:
ma sono i capolavori della verità.
Lunga e travagliata la via fino la cognizione,
dalla cognizione fino la rivelazione.
Il modo salvifico della cognizione
non è l’enunciazione, ma la creazione.
La rivelazione è la lotta.
Cosi nasce la quiete: l’equilibrio delle inquietudini.
Niente è invano: la natura non spreca,
e se spreca lo fa per forza di cose.
Non le tue parole: te stesso avevi sprecato –
spesso non solo le spese per il quotidiano –
anche la libertà devi gestire, in modo
che rimanga anche per domani.
La gestione era obbligata; lo spreco
di te stesso necessaria: determinata.
Hai sempre odiato coloro, che inventano
determinate cose per il gusto di essere
in dissenso con il già esistente.
Ti è di consolazione, se ti sprechi necessariamente?
“ posso ricreare il mondo in qualunque momento”
(Làszlòffy Aladàr)
Il mondo ama essere ricreato:
tanto anche la ricreazione diventa
realtà obiettiva -:
cosi è che il mondo diventa immortale.
A che serve la tua, la sua, la mia immortalità,
unica cosa che conta è la nostra lotta
nella sopravivenza universale.
Chi della dialettica dei sentimenti non se ne intende,
vive e muore senza senso.
Puoi provar pena per gli ermafroditi – duplice:
cioè per la loro duplice solitudine,
non saranno mai in grado a capire, che la vita è,
- tanto prima o poi moriremo –
esser’ amato senza speranza:
l’interdipendenza, e al più alto grado
organizzato forma dell’interdipendenza è l’amore.
Si contano mille morti per un vivente –
pure la pietra piange,
Ne ha abbastanza perfino il tempo,
dei giorni d’orrore.
L’uomo è una bestia laboriosa;
il traguardo: coincide con la speranza.
Cosi anche la morte temuta,
non sembra più, cosi spietata.
I segreti martellanti della notte,
sarà il giorno a conciliare,
chi fino le luci lontane vede
sarà sempre il più felice.
Il più felice e il più tormentato.
Oramai non si illude di niente.
Negli occhi dei nipoti
sarà bello riposare.
Sopravivrai a tante stelle,
se crediamo, crediamo anche a te,
e non perché è cosi vicina la fine.
La speranza equivalente alla vita,
- che può esser presente tutti i giorni,
sul tavolo, di ognuno di noi,
(il pane e il sale da soli son insufficienti)
mangiamo col beneficio, anche se
dimentichiamo il ringraziamento.