La casa è tua puoi girovagarti
all’interno come ti pare
William Carlos Williams
La casa è tua.
Se davvero stai girovagando dentro
proverò a rilevare
le tue impronte sul tappeto
e sul impronta la tua caviglia.
Fruscio? Ticchettio? Marcia?
Qual parola corrisponde al tuo arrivo?
Come farò a sapere
che hai preso possesso della tua proprietà
se della coppa dell’ospitalità non evapora
neanche una goccia di vino
come lo credevamo una volta? Ti prego
scavalca la soglia tanto a te
rialzarti non ti pesa.
Ma cosa succede se il passo
non è accompagnato dal volume? E se
come assoluto neppure esiste?
Se è solo un brandello della venuta
che è capitato in un’altra dimensione?
Sto almanaccando sento il suono ovattato
della pioggia sulla finestra e che è stato vero
indomani testimoniano le macchie sul vetro.
Ma il livello cosi triviale dell’esistenza
non lo voglio.
Tu possiedimi senza che io ti avverta.
Non osservo i bagliori
la superficie più morbida delle cose trovate
inaspettatamente la screpolatura dei mobili.
I segni sono episodici.
Colma la casa
sia pure di una cosa sconosciuta
al posto dei passi e delle ossa
e del finora in forma inesperta
manifestata forza
colma la casa completamente
sopra i miei passi
stai attento solo alla soglia
che non si fonda il rame giallo
per me è la frontiera del paese
per te solo un piccolo segnale
un pezzo dello spazio
che hai accolto per sempre.
Bagliore di coltello d’oro antico
potrebbe essere anche un faro
si gira s’infossa schricchiola strombetta
tromba posata ai piedi
la promessa della resurrezione
voci d’alta frequenza
riempono la casa
la casa è tua
puoi girovagare come ti pare
la pietra forma la volta
continua a edificarsi.